Fringe benefit: lo strumento che fa risparmiare le imprese (ma solo se lo usi bene)
10/04/2025
Nel mondo delle PMI, ogni euro conta. E quando si tratta di pagare meno contributi e tasse senza togliere valore al lavoratore, i fringe benefit possono fare la differenza.
Ma attenzione: usarli male è come parcheggiare un'auto sportiva in salita senza freno a mano.
Vediamo insieme cosa sono, quando convengono davvero e dove sono i rischi se non si ha una strategia chiara.
Cosa sono (davvero) i fringe benefit?
I fringe benefit sono compensi in forma non monetaria, cioè beni e/o servizi messi a disposizione dal datore di lavoro in aggiunta alla normale retribuzione. Possono essere assegnati anche a un singolo lavoratore su accordo individuale, senza che siano previsti dalla legge.
➡️ Esempi concreti:
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Un’impresa fornisce l’auto aziendale al proprio responsabile commerciale per uso promiscuo.
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Un’azienda paga una quota mensile delle bollette domestiche di un dipendente con figli a carico.
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Un datore di lavoro rimborsa le spese per l’affitto della prima casa a un collaboratore trasferito.
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Un negozio regala ai dipendenti un buono benzina da 100 € per incentivare la presenza in sede.
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Una piccola azienda riconosce buoni acquisto da utilizzare nei supermercati locali, in alternativa a un premio in busta paga.
⚠️ Attenzione: Non sono da confondere con il welfare aziendale, che richiede l’erogazione alla generalità dei dipendenti o a intere categorie.
Perché le imprese li usano (e perché dovresti farlo anche tu)
Due motivi principali:
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Riduzione del carico fiscale e contributivo rispetto all’erogazione in denaro.
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Effetto fidelizzante e motivazionale verso i lavoratori, anche nei livelli non dirigenziali.
➡️ Esempio pratico: Un’impresa artigiana eroga 1.000 euro annui in fringe benefit (bollette + buoni acquisto) invece di dare un premio lordo equivalente. Il lavoratore percepisce l’intero importo, mentre l’azienda abbatte i costi contributivi.
Limiti e soglie: cosa succede nel triennio 2025–2027
✅ I fringe benefit sono esenti da tassazione entro:
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1.000 euro per tutti i lavoratori
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2.000 euro per chi ha figli fiscalmente a carico (compresi nati fuori dal matrimonio, adottivi o affidati)
👉 Attenzione: nel calcolo rientrano anche:
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Bollette (luce, gas, acqua)
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Affitto prima casa
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Interessi su mutuo prima casa
⚠️ Se si supera anche di 1 euro il limite, l’intero valore diventa imponibile e concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente.
➡️ Esempio:
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Un dipendente con figli riceve 2.050 € in buoni e rimborsi: tutto diventa tassabile, non solo i 50 € eccedenti.
Per applicare la soglia dei 2.000 €, il dipendente deve dichiarare al datore di avere figli fiscalmente a carico e indicare i codici fiscali. Il datore deve conservare questa documentazione.
Attenzione al TFR: i benefit contano
Se il fringe benefit è erogato con regolarità (e non una tantum), entra nel calcolo del TFR, ai sensi dell’art. 2120 c.c.
➡️ Esempio concreto:
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Se l’auto aziendale è concessa stabilmente a un dipendente, il suo valore annuale rientra nella base di calcolo del TFR.
Come si erogano i fringe benefit?
Per applicare correttamente i fringe benefit, l’azienda non può improvvisare. Serve una base chiara e documentabile:
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Accordo individuale o regolamento aziendale: i benefit possono essere erogati su base volontaria, ma è fondamentale un documento scritto (lettera di assegnazione o accordo integrativo) che specifichi:
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il tipo di bene/servizio;
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il periodo di fruizione;
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l’eventuale contributo a carico del lavoratore.
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Dichiarazione del dipendente: in caso di figli a carico per beneficiare della soglia da 2.000 €, il lavoratore deve dichiarare per iscritto di averne diritto e fornire i codici fiscali dei figli.
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Conservazione della documentazione: tutta la modulistica (accordi, ricevute, comunicazioni) va conservata dal datore di lavoro per eventuali controlli fiscali e contributivi.
📌 Se presenti RSU o RSA, l'azienda deve fornire informativa sindacale sull’attuazione del piano benefit, anche se non serve un accordo collettivo.
⚠️ Le insidie da evitare (davvero)
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Non sommare i benefit erogati nel periodo d’imposta = rischio sforamento.
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Applicare il regime senza documentazione (es. figli a carico) = rischio sanzione.
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Considerare i benefit come liberalità: sono retribuzione a tutti gli effetti.
➡️ Nota importante: Gli amministratori sono inclusi nel regime, perché assimilati ai lavoratori dipendenti ai sensi dell’art. 50 TUIR.
Non è un gioco da fare a occhio. Serve una strategia.
I fringe benefit sono una leva potente per la gestione del personale. Ma senza una guida, rischiano di diventare un boomerang fiscale.
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