Riassunto in 3 punti

• La Cassazione chiarisce che la responsabilità datoriale per danni a salute e dignità vale anche senza mobbing.​

• Il datore deve prevenire tutti i rischi, non solo quelli con intento persecutorio.​

• Esempi concreti e dati mostrano l’importanza di politiche di prevenzione mirate.
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PMI, nuova Cassazione e rischio (ma anche opportunità!) dietro l’angolo

Alzi la mano chi, tra i piccoli e medi imprenditori, non si è mai sentito in trincea tra clienti, fornitori e dipendenti che invocano più attenzione al “benessere sul lavoro”.

La Cassazione con la sentenza n. 27685/2025 ha alzato l’asticella: non solo mobbing – oggi il datore risponde di tutto ciò che danneggia salute e dignità.

Il pericolo? La sottovalutazione. Ma qui c’è anche una bella occasione per chi vuole fare impresa con lungimiranza.​

Il problema: perché non basta “evitare i casini”

La tentazione di pensare che “basta non essere persecutori” sia sufficiente per stare tranquilli è forte.
Ma la realtà è diversa: anche senza mobbing, basta un clima stressante, una gestione disattenta dei conflitti, orari massacranti o una scarsa attenzione alla prevenzione e… zac! Scatta la responsabilità.

La Cassazione parla chiaro: “Nessun intento persecutorio? Non importa. È sufficiente che il lavoratore si ammali o veda la propria dignità lesa e il datore, se non dimostra di aver fatto tutto il possibile, paga”.
Un po’ come lasciare una stufa a gas accesa sperando che nessuno si avvicini con un fiammifero: non basta sperare nella buona sorte, serve agire in modo strutturato.​

La soluzione: prevenire è meglio (e conviene pure)

Qui entra in gioco la vera strategia: costruire ogni giorno un ambiente che non solo evita i rischi, ma valorizza il lavoro.

• Formazione sia per chi dirige sia per chi lavora.

• Ascolto: canali veri per raccogliere criticità e proporre soluzioni.

• Organizzazione smart: attenzione a turni, carichi, spazi e gestione dei conflitti.

• Documentazione di ogni intervento: sì, perché se succede qualcosa serve dimostrare che la prevenzione non è solo sulla carta.

Un esempio? L’azienda familiare dove il clima diventa tossico per la tensione fra fratelli, o la realtà con tre dipendenti dove bastano due battute di troppo e nessuno si parla più… anche qui scatta l’art. 2087!

Esempi pratici di ordinaria (e rischiosa) quotidianità

• Sergio gestisce un negozio con 5 dipendenti. Un cliente intemperante lo fa innervosire e lui, senza pensarci, scarica nervosismo sul team. Risultato? Malumori, stress, uno dei dipendenti si ammala… e rischia il risarcimento.

• Rosa guida una piccola impresa metalmeccanica. Gli straordinari sono sempre più frequenti, nessuno fiata ma in realtà la tensione sale e la produttività scende. Quando due lavoratori presentano malattia da stress, sorge il problema.

• Fabio dirige una società di servizi: non si accorge che tra due impiegati si è creato un clima da “guerra fredda”. Ignora le prime avvisaglie… ma il problema esplode: licenziamento e richiesta danni.

Non sono casi-limite: sono episodi veri, già affrontati dalla giurisprudenza.​

E adesso? La mossa (quasi segreta) che ti salva: “Cerca un compagno di viaggio”

Qui entra in gioco l’imprenditore smart.
L’art. 2087 sembra uno spauracchio… e in parte lo è, se affrontato navigando a vista.
Ma può diventare il migliore alleato per distinguersi nel mare magnum delle PMI.

Giocarsi la partita da soli significa rischiare di lasciarsi sfuggire le infinite sfumature delle “misure idonee” e degli obblighi di prevenzione.

Serve un navigatore esperto: qualcuno che conosca tutte le trappole (e le scorciatoie) del percorso.
Chi si porta a bordo un consulente con esperienza vera ha la certezza di prevenire, gestire e perfino valorizzare i comportamenti virtuosi, trasformando l’obbligo di legge in valore competitivo ;-)

Vuoi davvero essere imprenditore “capitano coraggioso” o preferisci la roulette russa della gestione fai-da-te?